Scarpe nuove, vita nuova

Ho un paio di scarpe nuove. Le ultime le ho comprate poco prima di partire, circa un anno e mezzo  fa, sono delle belle scarpe, di quel tipo misto corsa-trekking, di un acceso colore arancio. Quelle nuove son lo stesso modello, stessa fabbrica, colore diverso, anche queste di un colore vivace: questa volta verde.
Volto la testa dal computer su cui sto scrivendo e le scorgo entrambe, sui primi gradini delle scale di casa mia, lasciate li dopo il dettagliato confronto a cui le ho sottoposte ieri per capire se quelle nuove fossero all’altezza delle mie affidabili compagne di viaggio. Volto la testa e caso vuole che un raggio di sole, filtri dai vetri della veranda quasi orrizontalmente e colpisca con risultato teatrale le scarpe vecchie, lasciando in penombra quelle nuove, sul loro piedistallo di spocchiosità.
Sono giorni di forti dubbi per me e questa semplice scena dovuta al caso diventa un ottimo motivo di divagazione. Penso a che passato glorioso hanno avuto le scarpe arancio, le suole hanno calpestato il terreno di 4 continenti, si sono inzuppate con le piogge monsoniche in Thailandia, sporcate della terra rossa nell’Outback Australiano, camminato sui ghiacciai della Patagonia con l’ausilio dei ramponi e passeggiato per le città italiane su strade millenarie.
E ora sono li, consumate, rotte, scucite in alcuni punti, ma più potenti che mai! Il fascio di luce le illumina facendo brillare l’arancio come il primo giorno, sembra mancare solo una adeguata colonna sonora che sottolinei la solennità dell’immagine a cui assisto sbigottito.
Aspettate, posso rimediare: You Tube, Conquest of Paradise, Vangelis. Ecco, ora ci siamo, la scena è completa.
Le scarpe arancio sembrano completamente aver spazzato via quelle nuove, perfette, con la suola verde pisello ancora immacolata. Sembrano gridare al mondo: è così che dovrebbero essere usate un paio di scarpe, noi siamo le scarpe che davvero hanno vissuto! E siamo pronte a vivere ancora! Mi guardano negli occhi e sanno che io mi fido di loro, che sono state delle perfette compagne di viaggio e leggono i dubbi che traspaiono dal mio viso nei confronti di quelle nuove, ancora rigide, senza una forma.
Questo mi porta a riflettere al futuro che potrei offrire a queste nuove scarpe verdi, in potenza tanto affascinanti quanto le altre. Per ora le prospettiva non prevede nessun ghiacciaio o strada sterrata o guado, no, il destino delle scarpe verdi per ora si prospetta un po’ più… Piatto. E mi domando, come faranno dunque a diventare delle scarpe migliori, delle scarpe interessanti quanto le loro sorelle gemelle, come faranno se io non gliene darò la possibilità.
Me le immagino tra qualche mese ancora con la loro etichetta e la loro esperienza di lunghi viaggi in treno tra i due capoluoghi dell’industria italiana. Chissà se persino tra qualche anno il sole si prenderebbe mai la briga di illuminare in maniera tanto solenne delle scarpe che non sanno di nulla.
Potenzialmente speciali ma limitate ad un uso comune.
Finisce la musica e dopo pochi istanti qualcuno suona alla porta. La mitica storia delle mie belle scarpe, di quel tipo misto corsa-trekking, si conclude qui. Per ora.

 

 

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Il teatro delle scarpe

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